Il Cesanese è un vitigno a bacca nera di origini incerte, tuttavia si ritiene che sia originario proprio delle colline che circondano Roma. Comprende le due varietà Cesanese di Affile e Cesanese Comune, ed è un vitigno sicuramente tra i più importanti del Lazio e dà il nome al vino omonimo.
L’etimologia del nome deriva dal taglio dei boschi (in latino “coesi”) che si estendevano sulle colline ad ovest di Affile. Gli affilani, quindi, chiamarono l’uva che maturava in quelle stesse colline: Cesaneses.
Non si hanno elementi certi in merito alle origini di questo vitigno. La notizia più antica risale a Plinio C.S., detto il giovane, che cita la copiosa produzione di vino rosso ad Ariccia, nell'area dei Castelli Romani. Nel libro XIV della Naturalis Historia egli attribuisce al gruppo delle “Alveole” l'appartenenza varietale dei vitigni rossi coltivati lungo le pendici delle collinette vulcaniche degradanti da Ariccia verso il mare. Molti studiosi hanno ipotizzato che tali Alveole siano riconducibili alla famiglia dei Cesanesi, da cui scaturivano vini di antichissima tradizione, come testimoniano i reperti archeologici e storici rinvenuti sul territorio.
Si racconta che l'imperatore Nerva, colpito dalla squisitezza del vino del Piglio costruì in quella zona una sua residenza imperiale, i cui resti sono ancora visibili. Si narra anche che questo vino fosse il preferito da Federico II di Svevia durante le sue battute di caccia.
Testimonianze ancora più certe lo danno come il preferito tra i vini dai papi anagni, Innocenzo III e Bonifacio VIII.
Per chi vuole degustare degli ottimi vini a base di Cesanese, consiglio questi produttori:
* Casale della Ioria (Cesanese del Piglio D.O.C.G)
* Coletti Conti (Cesanese del Piglio D.O.C.G.)
* Giuliani (Cesanese del Piglio D.O.C.G.)
DISCIPLINARE DI PRODUZIONE:
La Denominazione di Origine Controllata e Garantita "Ceasanese del Piglio" o "Piglio" è riservata ai vino rossi che rispettano il disciplinare stabilito e che rientrano nelle seguenti tipologie:
«Cesanese del Piglio» o «Piglio»
«Cesanese del Piglio» o «Piglio» "Superiore"
Deve essere ottenuto dai vitigni Cesanese di Affile e/o Cesanese comune per il 90% minimo e da vitigni complementari, "idonei alla coltivazione" per la regione Lazio per non più del 10%.
La zona di produzione delle uve dei vini ricade nella provincia di Frosinone e comprende tutto il territorio del Piglio e Serrone e parte del territorio di Acuto, Anagni e Paliano.
Le condizioni ambientali dei vigneti destinati alla produzione devono essere quelle tradizionali della zona atte a conferire alle uve le specifiche caratteristiche di qualità. Per i nuovi impianti e reimpianti la densità non può essere inferiore a 3.000 ceppi per ettaro. I sesti di impianto e le forme di allevamento consentiti sono quelli idonei per la tipologia di vitigno e per la zona.
La produzione massima di uva per ettaro e la gradazione minima sono le seguenti:
«Cesanese del Piglio» o «Piglio» 110 q/ha 12,00% min.
«Cesanese del Piglio» o «Piglio» "Superiore" 90 q/ha 12,50% min.
Le operazioni di vinificazione devono essere effettuate nella sola area dei comuni ricadenti in provincia di Frosinone: Serrone, Piglio, Paliano, Acuto ed Anagni.
E' ammessa la colmatura dei vini in corso di invecchiamento obbligatorio, con vini aventi diritto alla stessa denominazione di origine non soggetti a invecchiamento obbligatorio.
La resa massima dell'uva in vino è la seguente:
«Cesanese del Piglio» o «Piglio» 65% 71,50 hl/ha
«Cesanese del Piglio» o «Piglio» "Superiore" 60% 58,50 hl/ha
Qualora la resa uva/vino superi i limiti di cui sopra, ma non oltre il 70%, l'eccedenza non ha diritto alla denominazione di origine. Oltre detto limite decade il diritto alla denominazione di origine per tutta la partita.
Per il vino «Cesanese del Piglio» o «Piglio» l'immissione al consumo è consentita non prima del primo febbraio dell'anno successivo alla vendemmia; per il vino «Cesanese del Piglio» o «Piglio» "Superiore" l'immissione al consumo non è consentita non prima del primo luglio dell'anno successivo alla vendemmia.
E' consentito un periodo di invecchiamento in recipienti di legno e/o di affinamento in bottiglia.
All'atto dell'immissione al consumo, vini devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
«Cesanese del Piglio» o «Piglio»
colore: rosso rubino con riflessi violacei;
sapore: morbido, leggermente amarognolo, secco;
tit. alc.: 12% min.
«Cesanese del Piglio» o «Piglio» "Superiore"
colore: rosso rubino, tendente al granato con l'invecchiamento;
odore: intenso, ampio con note floreali e fruttate;
sapore: secco con retrogusto gradevolmente amarognolo;
tit. alc.: 12,5% min.
La tipologia «Cesanese del Piglio» o «Piglio» "Superiore" sottoposto ad un periodo di invecchiamento non inferiore a 20 mesi, di cui 6 di affinamento in bottiglia e con un titolo alcolometrico volumico totale minimo di 14% può fregiarsi della menzione aggiunta "Riserva".
I vini possono essere immessi al consumo soltanto in recipienti di vetro di volume nominale fino a 0,75 litri. E' consentito l'imbottigliamento in recipienti da 1,5 L, 3 L, 5 L in bottiglie classiche con tappo in sughero.
venerdì 19 giugno 2015
I vini Kosher
Un mio carissimo amico golfista, compagno di tante piacevoli giornate sul campo di golf, è un appassionato studioso della cultura ebraica e mi ha fatto omaggio di alcuni interessanti vini kosher.
Ma che cos'è un vino kosher? Il grande enologo Giacomo Tachis, il papà del Sassicaia tanto per intenderci, lo spiega molto bene nel suo libro "Sapere divino". Ecco dosa scrive:
Il termine ebraico kosher significa valido, adatto, buono. Nel settore alimentare significa adatto a essere consumato perché preparato nel rispetto delle norme alimentari ebraiche. [...]
Dalla terra la vite assorbe nutrimento e calore e si dice che assorba anche le intenzioni di chi la coltiva. Per questo motivo il vino per gli ebrei deve essere prodotto da correligionari osservanti, da coloro che "sono adatti". Questi eseguono personalmente tutta la lavorazione, che inizia dal momento in cui l'uva viene spremuta, fino all'imbottigliamento. Può apparire quasi paradossale, ma l'enologo o il cantiniere devono lasciare la cantina sostituiti dall'ebreo ortodosso, che maldestramente, ma con buona volontà, esegue tutte le operazioni necessarie. Successivamente,, perché il vino rimanga kosher, deve essere sempre un ebreo osservante a eseguire di persona l'apertura di ogni bottiglia e la mescita. Anche per quanto riguarda l'uso di lieviti, enzimi, e le varie apparecchiature utili in cantina, quali pompe, filtri e recipienti, ogni cosa deve avere il certificato del produttore sotto controllo rabbinico ed essere "kosherizzata" prima dell'uso, ossia purificata con procedure specifiche.
Questo è quello che spiega Tachis nel suo bellissimo libro che consiglio vivamente.
Ma che cos'è un vino kosher? Il grande enologo Giacomo Tachis, il papà del Sassicaia tanto per intenderci, lo spiega molto bene nel suo libro "Sapere divino". Ecco dosa scrive:
Il termine ebraico kosher significa valido, adatto, buono. Nel settore alimentare significa adatto a essere consumato perché preparato nel rispetto delle norme alimentari ebraiche. [...]
Dalla terra la vite assorbe nutrimento e calore e si dice che assorba anche le intenzioni di chi la coltiva. Per questo motivo il vino per gli ebrei deve essere prodotto da correligionari osservanti, da coloro che "sono adatti". Questi eseguono personalmente tutta la lavorazione, che inizia dal momento in cui l'uva viene spremuta, fino all'imbottigliamento. Può apparire quasi paradossale, ma l'enologo o il cantiniere devono lasciare la cantina sostituiti dall'ebreo ortodosso, che maldestramente, ma con buona volontà, esegue tutte le operazioni necessarie. Successivamente,, perché il vino rimanga kosher, deve essere sempre un ebreo osservante a eseguire di persona l'apertura di ogni bottiglia e la mescita. Anche per quanto riguarda l'uso di lieviti, enzimi, e le varie apparecchiature utili in cantina, quali pompe, filtri e recipienti, ogni cosa deve avere il certificato del produttore sotto controllo rabbinico ed essere "kosherizzata" prima dell'uso, ossia purificata con procedure specifiche.
Questo è quello che spiega Tachis nel suo bellissimo libro che consiglio vivamente.
lunedì 8 giugno 2015
Vino e Poesia: "Vino bono" di Trilussa
"Vino bono"
Trilussa
Mentre bevo mezzo litro,
de Frascati abboccatello,
guardo er muro der tinello
co’ le macchie de salnitro.
Guardo e penso quant’è buffa
certe vorte la natura
che combina una figura
cor salnitro e co’ la muffa.
Scopro infatti in una macchia
una specie d’animale:
pare un’aquila reale
co’ la coda de cornacchia.
Là c’è un orso, qui c’è un gallo,
lupi, pecore, montoni,
e su un mucchio de cannoni
passa un diavolo a cavallo!
Ma ner fonno s’intravede
una donna ne la posa
de chi aspetta quarche cosa
da l’Amore e da la Fede…
Bevo er vino e guardo er muro
con un bon presentimento:
sarò sbronzo, ma me sento
più tranquillo e più sicuro.
guardo er muro der tinello
co’ le macchie de salnitro.
Guardo e penso quant’è buffa
certe vorte la natura
che combina una figura
cor salnitro e co’ la muffa.
Scopro infatti in una macchia
una specie d’animale:
pare un’aquila reale
co’ la coda de cornacchia.
Là c’è un orso, qui c’è un gallo,
lupi, pecore, montoni,
e su un mucchio de cannoni
passa un diavolo a cavallo!
Ma ner fonno s’intravede
una donna ne la posa
de chi aspetta quarche cosa
da l’Amore e da la Fede…
Bevo er vino e guardo er muro
con un bon presentimento:
sarò sbronzo, ma me sento
più tranquillo e più sicuro.
Breve introduzione alla degustazione del vino
Che cosa si intende per degustazione
Il vino è una bevanda che si può ingerire per diversi motivi, principalmente:
Degustare il vino è qualcosa di diverso, lo si fa per cercare una soddisfazione dei sensi, per piacere, per vivere e rivivere emozioni.
Il vino è una bevanda conviviale
Il vino è una bevanda conviviale, poco adatta agli amatori solitari. Il piacere che se ne trae si moltiplica dividendolo con gli altri. E' qui che nasce il problema, per instaurare questa comunicazione bisogna disporre di un linguaggio condiviso, in cui le parole abbiano lo stesso significato per tutti.
L'analisi chimica non può sostituire l'analisi organolettica. Mentre l'analisi chimica è quantitativa, quella organolettica è qualitativa.
Gli strumenti di laboratorio possono misurare la quantità dei composti come il tenore alcolico, l'acidità, la quantità di polifenoli e via dicendo, ma non possono determinare quel rapporto quantitativo che determina il fascino di un vino.
Le regole per una corretta degustazione
E' necessario che chi degusta:
Il luogo della degustazione
Il luogo della degustazione riveste un'importanza non secondaria. L'ideale è un locale luminoso, le lampadine sono da preferire ai neon, con tinte murali chiare e neutre. La temperatura dovrebbe aggirarsi intorno ai 18 °C e l'umidità relativa intorno al 60%.
La temperatura di un vino incide enormemente sulle sensazioni olfattive e gustative, pertanto non è giudicabile un vino troppo caldo o troppo freddo.
La temperatura elevata esalta la percezione delle sensazioni dolci, degli aromi e della componente alcolica. Mentre la bassa temperatura esalta la percezione dei gusti di amaro, di salato, di acidità e la sensazione di astringenza dovuta ai tannini.
Buone degustazioni!
Il vino è una bevanda che si può ingerire per diversi motivi, principalmente:
- per dissetarsi;
- per alimentarsi;
- per essere stimolati ed euforizzati.
Degustare il vino è qualcosa di diverso, lo si fa per cercare una soddisfazione dei sensi, per piacere, per vivere e rivivere emozioni.
Il vino è una bevanda conviviale
Il vino è una bevanda conviviale, poco adatta agli amatori solitari. Il piacere che se ne trae si moltiplica dividendolo con gli altri. E' qui che nasce il problema, per instaurare questa comunicazione bisogna disporre di un linguaggio condiviso, in cui le parole abbiano lo stesso significato per tutti.
Il senso della degustazione
L'analisi chimica non può sostituire l'analisi organolettica. Mentre l'analisi chimica è quantitativa, quella organolettica è qualitativa.
Gli strumenti di laboratorio possono misurare la quantità dei composti come il tenore alcolico, l'acidità, la quantità di polifenoli e via dicendo, ma non possono determinare quel rapporto quantitativo che determina il fascino di un vino.
Le principali finalità della degustazione
Si degusta per:
- individuare i pregi e i difetti;
- stimare il livello qualitativo;
- riconoscere la tipologia;
- verificare l'evoluzione e la maturazione;
- stabilire il giusto abbinamento di un vino con un cibo;
- assegnare un punteggio ai concorsi.
Le regole per una corretta degustazione
E' necessario che chi degusta:
- mantenga la cavità orale pulita;
- non fumi prima della degustazione;
- non usi profumi personali o cosmetici;
- risciacqui la bocca prima di iniziare per neutralizzare il palato. Tra un vino e l'altro si può, per eliminare residui attivi, mangiare un pezzo di pane o un grissino;
- degusti a stomaco vuoto, le ore ideali sono quelle della tarda mattinata;
- limiti il numero di vini da degustare, i professionisti raramente superano i venti campioni;
- degusi in silenzio, senza discutere con gli altri assaggiatori, il rapporto con il vino è molto
personale e richiede concentrazione; - si mantenga allenato.
Il luogo della degustazione
Il luogo della degustazione riveste un'importanza non secondaria. L'ideale è un locale luminoso, le lampadine sono da preferire ai neon, con tinte murali chiare e neutre. La temperatura dovrebbe aggirarsi intorno ai 18 °C e l'umidità relativa intorno al 60%.
I bicchieri
I bicchieri devono rispondere a determinate caratteristiche che sono determinate dalle esigenze dei diversi vini. Ogni tipo di vino ha la propria forma di calice ideale.
Qualsiasi bicchiere deve assoltamene essere trasparente e del tutto incolore, con lo stelo sufficientemente lungo da permettere una presa che non trasmetta al vino il calore della mano.
I bicchieri devono rispondere a determinate caratteristiche che sono determinate dalle esigenze dei diversi vini. Ogni tipo di vino ha la propria forma di calice ideale.
Qualsiasi bicchiere deve assoltamene essere trasparente e del tutto incolore, con lo stelo sufficientemente lungo da permettere una presa che non trasmetta al vino il calore della mano.
La temperatura ideale di degustazione
La temperatura di un vino incide enormemente sulle sensazioni olfattive e gustative, pertanto non è giudicabile un vino troppo caldo o troppo freddo.
La temperatura elevata esalta la percezione delle sensazioni dolci, degli aromi e della componente alcolica. Mentre la bassa temperatura esalta la percezione dei gusti di amaro, di salato, di acidità e la sensazione di astringenza dovuta ai tannini.
- Vini bianchi secchi e vini spumanti: 8 – 10 °C
- Vini bianchi secchi, maturi e complessi:10 – 14 °C
- Vini rosati e novelli: 9 – 10 °C
- Vini rossi giovani e poco tannici:13 – 15 °C
- Vini rossi strutturati: 15 – 17 °C
- Vini rossi invecchiati:16 – 18 °C
- Vini rossi invecchiati di grade struttura: 18–20 °C
Buone degustazioni!
sabato 6 giugno 2015
Il Sigaro Cubano
Ritengo che fumare un buon Sigaro Cubano sia uno dei piaceri più sublimi. Ricordo che il primo della mia vita lo fumai nella hall di un bell'albergo di Livorno nel Settembre del 2000. Da allora, con moderazione, non ho mai rinunciato a un buon puros, così li chiamano a Cuba. Ammetto che la moderazione è dovuta principalmente al prezzo!
Fra i tanti che ho fumato quello che preferisco è il Partagas Serie D No. 4. Partagas è una delle marche più famose, è stata fondata nel 1845 da catalano Jaime Partagas e fin da subito fu apprezzata dagli appassionati fumatori, tanto più che venne coniato il motto:
che significa:
La prima cosa da fare per fumare un sigaro è quello di tagliare la testa utilizzando un'apposita taglierina. Ci sono anche altri arnesi ma personalmente preferisco la taglierina. Vedremo nel corso di futuri articoli di approfondimento che questo taglio è particolarmente importante e può essere effettuato in diversi modi che influiscono sul gusto della fumata. Un po' come la forma del bicchiere influisce sulle sensazioni olfattive trasmesse da vino!
A questo punto non rimane che accenderlo! Potete usare dei fiammiferi o meglio l'accendino. Va benissimo l'accendio jet, tanto per intenderci quello che sembra una fiamma ossidrica, non dovete mai usare gli accendini a benzina tipo lo Zippo.
Passate la fiamma sul piede, inizialmente senza tirare, facendola ruotare su tutto il bordo in modo che l'accensione sia omogenea. Quindi contianuate con la fiamma facendo delle brevi tirate. Un ottimo sistema è quello di soffiare delicatamente sul piede in modo di facilitare l'accensione. Se il sigaro si dovesse spegnere o se l'accensione non fosse omogenea, cose che capitano spesso le prime volte, armatevi dell'accendino e risolvete il problema.
Vi consiglio di fumare seduti, cadenzando i puff, cosi si chiamano le tirate del fumo, senza ostinarvi a far cadere la cenere, e bello anche vederla! Alcuni sostengono che contribuisca a mantenere bassa la temperatura del fumo rendendo la fumata più piacevole e contenedo il tasso di nicotina.
Parleremo in futuro della fumata, di come varia nel corso del primo, secondo e terzo terzo. Di come si compila una scheda di degustazione e via dicendo. Per ora godeteci una bella fumata!
Verso la fine vi accorgerete che, improvvisamente, il sigaro vi manderà una boccata leggermente amara. Significa che il piacere è finito, è inutile procedere oltre, vi rovinereste solo il ricordo di quanto provato prima. A questo punto, non schiacciate volgarmente il sigaro nel posacenere, basta appogiarlo, si spegnerà da solo morendo dignitosamente.
Che cosa abbiniamo ad un buon puros? L'abbinamento tradizionale è il Rum Cubano (Ron), ci sta bene anche un buon Whisky e anche certi vini si sposano alla perfezione...
Buone fumate a tutti!
Fra i tanti che ho fumato quello che preferisco è il Partagas Serie D No. 4. Partagas è una delle marche più famose, è stata fondata nel 1845 da catalano Jaime Partagas e fin da subito fu apprezzata dagli appassionati fumatori, tanto più che venne coniato il motto:
« ¡Partagás y nada màs! »
che significa:
« Partagás e niente altro! »
Con la rivoluzione cubana di Fidel Castro l'azienda Partagas venne nazionalizzata e oggi è di probrietà dell'Habanos, società al 51% del Governo cubano e al 49% della multinazionale del tabacco franco-spagnola Altadis.
Ma veniamo al D4. Innanzitutto è bellissimo alla vista e al tatto. Alla vista con la splendida anilla di colore rossa. Al tatto perchè, se conservato bene, si presenta morbido e con la capa perfettamente liscia. Chiariamo subito il significato di alcuni termini. L'anilla è quella fascetta di carta colorata, spesso con un marchio stampato. Mentre la capa è la parte più esterna del sigaro, costituita da foglie di tabacco appositamente coltivate con la massima cura.
Il D4 è un robusto, questo termine detto vitola, più precisamente vitola de galera, identifica la dimensione del sigaro. In particolare la vitola denominata robusto indica un sigaro di lunghezza pari a 124 mm x 50 di cepo (unità di misura espressa in sessantaquattresimi di pollice). quindi pari a 19,84 mm di diametro.
Si tratta di un sigaro di pregio, fatto a mano dai torcedores. Ma di questo parleremo in uno dei prossimi articoli.
Mi raccomando, il sigaro va conservato con la massima cura ad un'umidità relativa compresa fra il 68% eil 74%. Pertanto va acqustato solo in quelle tabaccherie dotate di un umidor oppure di un'apposita camera umidificata. Per conservare i sigari a casa occorre dotarsi umidor, ce ne sono molti particolarmente belli e poco costosi.
Anche nei sigari, come nei vini, possono esserci dei problemi. Ad esempio, un sigaro che non è stato conservato perfettamente diventa secco e non regala più una piacevole fumata. Ancora peggio quando viene colpito da bicho, detto anche tarma del sigaro. Si tratta di un coleottero che depone le uova nella pianta del tabacco e queste successivamente, a determinate temperature, si schiudono. Il bicho provoca dei piccoli buchi sul sigaro rendendolo infumabile. In poco tempo contagia anche i sigari vicini. I sistemi attuali di produzione hanno risolto il problema, tuttavia non bisogna mai conservare nell'umidor sigari di dubbia provenienza.
A questo punto non rimane che accenderlo! Potete usare dei fiammiferi o meglio l'accendino. Va benissimo l'accendio jet, tanto per intenderci quello che sembra una fiamma ossidrica, non dovete mai usare gli accendini a benzina tipo lo Zippo.
Passate la fiamma sul piede, inizialmente senza tirare, facendola ruotare su tutto il bordo in modo che l'accensione sia omogenea. Quindi contianuate con la fiamma facendo delle brevi tirate. Un ottimo sistema è quello di soffiare delicatamente sul piede in modo di facilitare l'accensione. Se il sigaro si dovesse spegnere o se l'accensione non fosse omogenea, cose che capitano spesso le prime volte, armatevi dell'accendino e risolvete il problema.
Vi consiglio di fumare seduti, cadenzando i puff, cosi si chiamano le tirate del fumo, senza ostinarvi a far cadere la cenere, e bello anche vederla! Alcuni sostengono che contribuisca a mantenere bassa la temperatura del fumo rendendo la fumata più piacevole e contenedo il tasso di nicotina.
Parleremo in futuro della fumata, di come varia nel corso del primo, secondo e terzo terzo. Di come si compila una scheda di degustazione e via dicendo. Per ora godeteci una bella fumata!
Verso la fine vi accorgerete che, improvvisamente, il sigaro vi manderà una boccata leggermente amara. Significa che il piacere è finito, è inutile procedere oltre, vi rovinereste solo il ricordo di quanto provato prima. A questo punto, non schiacciate volgarmente il sigaro nel posacenere, basta appogiarlo, si spegnerà da solo morendo dignitosamente.
Che cosa abbiniamo ad un buon puros? L'abbinamento tradizionale è il Rum Cubano (Ron), ci sta bene anche un buon Whisky e anche certi vini si sposano alla perfezione...
Buone fumate a tutti!
venerdì 5 giugno 2015
La Nobiltà
La Nobiltà
è tutto quello che rimane
è tutto quello che rimane
dopo aver soddisfatto
i bisogni primari.
(Piero Antinori)
Ho conosciuto molti nobili che non sono ricchi
e molti ricchi che non sono nobili.
martedì 2 giugno 2015
Giocare a Golf senza spendere una fortuna
Da molti anni gioco a golf. Molti ancora pensano che il golf sia uno sport per persone con ampie possibilità economiche. In effetti una volta era così, per giocare a golf era necessario essere iscritti a un circolo e ciò comportava l'acquisto di costose quota azionarie. Successivamente si è diffusa la possibilità di iscriversi a diversi circoli senza dover acquistare le quote. Attualmente ci sono circoli che offrono l'iscrizione a un costo inferiore a quello di una buona palestra. Tuttavia, l'idea di iscriversi a un circolo non sempre è valida, specialmente se si vuole giocare su campi diversi. Da qualche anno c'è la possibilità di avere la tessere federale (FIG) senza essere iscritti a nessun circolo. In pratica si paga la tessere annuale (75 Euro) e po si paga il green fee (ingresso) sul campo in cui si vuole giocare.
Un'iniziativa molto interessante è quella offerta dal sito www.gogolf.it. Associandosi a gogolf pagando una quota di 60 Euro l'anno si ha la possibilità di acquistare i green fee di molti campi , anche prestigiosi, a prezzi davvero convenienti.
Personalmente ho optato per l'iscrizione a un campo pratica il cui costo è davvero contenuto, pari a 350 Euro l'anno, in modo di avere la possibilità di andare spesso ad allenarmi e per l'iscrizione a gogolf.
Questa scelta mi da la possibilità di allenarmi spesso e di giocare su più campi.
In passato sono stato iscritto a due circoli diversi ma dopo un po' mi stancavo di giocare nello steso campo.
Buon golf!
Un'iniziativa molto interessante è quella offerta dal sito www.gogolf.it. Associandosi a gogolf pagando una quota di 60 Euro l'anno si ha la possibilità di acquistare i green fee di molti campi , anche prestigiosi, a prezzi davvero convenienti.
Personalmente ho optato per l'iscrizione a un campo pratica il cui costo è davvero contenuto, pari a 350 Euro l'anno, in modo di avere la possibilità di andare spesso ad allenarmi e per l'iscrizione a gogolf.
Questa scelta mi da la possibilità di allenarmi spesso e di giocare su più campi.
In passato sono stato iscritto a due circoli diversi ma dopo un po' mi stancavo di giocare nello steso campo.
Buon golf!
lunedì 1 giugno 2015
Bere un buon vino spendendo poco: Vitiano Rosso (Umbria IGP)
La passione per il vino mi ha spinto ad allontanarmi dall'informatica, che oggi dopo trent'anni mi interessa poco, e a laurearmi, a ben 48 anni, in Agraria con indirizzo Viticoltura ed Enologia conseguendo il titolo di Enologo.
Dall'inizio di quest'anno ho iniziato a frequentare, per diversi giorni al mese, la cantina Falesco a Montecchio (TR) così da poter analizzare in pratica molti aspatti dell'enologia studiati all'Università e prendere confidenza con operazioni pratiche che si svolgono in cantina.
Ciò che mi ha colpito è stata l'attenzione con cui tutti i vini prodotti in questa cantina sono trattati, dal più economico al più costoso.
Fra i vini più economici c'è il Vitiano che, secondo me, ha un ottimo rapporto qualità/prezzo. Si tratta di un vino assemblato con 1/3 di Merlot, 1/3 di Cabernet e 1/3 di Sangiovese. Senza entrare troppo nei dettagli tecnici, posso dire che la fermentazione avviene in acciaio e dura 15 giorni, che la fermentazione malolattica è completamente svolta e che viene affinato in barrique per tre mesi.
Il risultato finale è un vino piacevole, da bere giovane, dal colore rosso rubino intenso, con una piacevole nota olfattiva, da abbinare a carne e formaggi di media stagionatura.
Il costo? Circa 5 Euro. Credetemi, li vale tutti!
Dall'inizio di quest'anno ho iniziato a frequentare, per diversi giorni al mese, la cantina Falesco a Montecchio (TR) così da poter analizzare in pratica molti aspatti dell'enologia studiati all'Università e prendere confidenza con operazioni pratiche che si svolgono in cantina.
Ciò che mi ha colpito è stata l'attenzione con cui tutti i vini prodotti in questa cantina sono trattati, dal più economico al più costoso.
Fra i vini più economici c'è il Vitiano che, secondo me, ha un ottimo rapporto qualità/prezzo. Si tratta di un vino assemblato con 1/3 di Merlot, 1/3 di Cabernet e 1/3 di Sangiovese. Senza entrare troppo nei dettagli tecnici, posso dire che la fermentazione avviene in acciaio e dura 15 giorni, che la fermentazione malolattica è completamente svolta e che viene affinato in barrique per tre mesi.
Il risultato finale è un vino piacevole, da bere giovane, dal colore rosso rubino intenso, con una piacevole nota olfattiva, da abbinare a carne e formaggi di media stagionatura.
Il costo? Circa 5 Euro. Credetemi, li vale tutti!
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